giovedì 5 luglio 2012

[Recensione] La casa che urlava nel buio (‘Storie Da Altrove’ n. 13, ottobre 2010)

‘Storie Da Altrove’ n. 13, ottobre 2010
"La casa che urlava nel buio"

Soggetto e sceneggiatura di Carlo Recagno e Alfredo Castelli.
Disegni di Sergio Giardo.

Se stiamo cercando il più micidiale spoiler dai tempi di quella famosa copertina di Fantastic Four che mostrava il Dottor Destino e sfidava i lettori a indovinare quale criminale misterioso avrebbe fatto la sua comparsa nell’albo, allora l’abbiamo trovato!
Naturalmente questa è un’esagerazione: ci sono stati parecchi altri casi altrettanto famosi, ma questo precedente sembrava abbastanza divertente da essere citato.
Il nobile sforzo per non rivelare il “cattivo” di La casa che urlava nel buio è appunto palese sin dalla copertina, che in effetti ne risente non poco: sebbene sia affollata al punto giusto di personaggi e la sua colorazione sia adeguatamente cupa e sepolcrale, essa risulta comunque piuttosto anonima e inefficace, forse per la mancanza di personaggi con una “iconografia” che balzi immediatamente all’occhio. Guarda caso, il “cattivo” che si è voluto mantenere segreto per non guastare la lettura, avrebbe proprio potuto servire a questo scopo.
E’ più o meno quanto si dice anche nella rubrica “Posta da Altrove”, a pagina 4.
Purtroppo, a pagina 2 il “cattivo” compare in primo piano nell’ottima illustrazione di Sergio Giardo, vanificando così tutti questi sforzi.


Come annunciato sin dalla copertina, questo albo vuole essere un omaggio allo scrittore Edgar Allan Poe, sia nelle tematiche sia nello stile narrativo. La storia, che svela gli eventi che hanno ispirato il racconto La caduta di Casa Usher, è realizzata con una prosa densa, ossessiva, a volte morbosa e quasi barocca: l’omaggio non va al solo Poe, ma anche a Mary Shelley, per via dell’altro protagonista senza volto della vicenda; in più, Alfredo Castelli, che ha contribuito alla sceneggiatura del segmento centrale del racconto, ha incluso in questo “pastiche” anche una sequenza tratta dal Dracula di Bram Stoker.
Ancora una volta, quindi, il marchio di fabbrica di Storie da Altrove ci propone un complesso crossover letterario, arricchito da ulteriori citazioni e suggestioni a cui è molto divertente dare la caccia. La meno efficace, ma anche la più evidente, è la fusione del personaggio di Auguste Dupin (che appartiene a Poe) e di quello di Hercule Poirot (creato invece da Agata Christie): non che il risultato non sia credibile, ma è in un certo senso una delusione scoprire che Poirot non possa ricevere il classico trattamento mysteriano (quello riservato a Sherlock Holmes o Nero Wolfe, per intenderci).
Lo “stile dell’epoca” non è presente solo nella prosa, ma anche nella costruzione della trama stessa: esagerazioni, sensazionalismi, eventi con una logica che non regge se sottoposta a un’analisi puntigliosa. Ma, come già detto, è semplicemente necessario che sia così, per restare fedeli all’omaggio che si è voluto porgere con questo albo.

In reazione allo stile letterario gustosamente d’epoca, l’arte di Sergio Giardo (di cui vi segnaliamo il sito personale e il suo ricchissimo blog, a cui le immagini di questa recensione rimandano direttamente) si adegua diventando altrettanto elaborata e densa: sebbene la minuziosità sia un tratto caratteristico dell’autore, in questo albo le sue vignette sembrano essere più fitte e cupe della media, in ottima sintonia con le atmosfere narrative.
E’ un peccato che il disegnatore non ami realizzare personalmente le onomatopee nelle varie vignette e preferisca lasciare il compito a Photoshop, perchè purtroppo il risultato non è dei più felici, specialmente per quanto riguarda il presunto “urlo della casa”, che risulta spoglio e quasi anonimo.



La casa che urlava nel buio si divide strutturalmente in tre capitoli ideali: il primo è quello del giovane Poe al collegio militare; il secondo è quello dell’indagine di Dupin sul mistero del Mostro in fuga (scritto da Castelli); il terzo è quello che dà il titolo all’albo, in quanto vede Poe in azione a Casa Usher.
Ognuno di questi capitoli si presta a una lettura quasi autonoma, e offre numerosi spunti narrativi e citazioni in abbondanza.
Il titolo stesso è volutamente ironico nei confronti della tradizione della serie: sebbene ne rispetti la struttura (soggetto più verbo più complemento) e usi un sostantivo “ a tema” (buio, che si ricollega ai precedenti tenebre, oscurità eccetera), l’idea di una casa che strilla nel buio risulta leggermente parodistica (per quanto coerente con gli eventi della storia!).



Passando ora alle citazioni, proviamo a elencare quelle più facili o vistose.
La saga di H.P. Lovecraft, a sua volta ampiamente presente nel resto dell’universo mysteriano, è abbondantemente citata. Casa Usher è vicina a Dunwich (sede di un certo orrore Lovecraftiano); si cita la Miskatonic University; la casa di Herbert West è a Providence, e prende fuoco (come quella vista nell’albo Martin Mystere n. 4, "Orrore a Providence"); lo stesso Herbert West non è altri che il Reanimator di Lovecraft (e quindi un creatore di vita artificiale, decisamente in tema con l’albo).
Sempre nell’ambito dei creatori di vita artificiale, la signora Blucher (il cui nome è associato in almeno un caso al nitrito di cavalli terrorizzati) è un omaggio a Frau Blucher del film Young Frankenstein (in Italia, Frankenstein Junior, ancora una volta a tema).
Potrebbe essere una citazione anche l’incubo dello stesso Poe: l’uomo senza volto e seminudo che fugge da una folla inferocita non sembra forse fino all’ultimo il dottor Bruce Banner di The Incredibile Hulk (personaggio a sua volta ispirato al Mostro di Frankenstein)?
Come se non bastasse, tra i trattati nella biblioteca degli Usher si trovano un saggio di Abraham Van Helsing e un’opera di Arik Soong. Van Helsing, personaggio creato da Castelli e riproposto da Recagno sia in MM sia in SdA, è un vampiro investigatore che gode a suo modo di una vita artificiale. Soong è molto probabilmente un antenato del Noonien Soong che in Star Trek: The Next Generation crea ripetutamente la vita artificiale, sotto forma di androidi come Data, Lore e Before.

A proposito di vampiri, il racconto cerca forse di farci intendere che Dupin lo è a sua volta: i suoi sensi così acuti, che lo rendono insofferente a luce e suoni troppo intensi, parrebbero puntare in questa direzione. Chissà che non sia questa sua natura che lo porterà a conoscere Agata Christie e ispirarle il personaggio di Poirot (col quale il Dupin di questo albo ha in comune il termine “cellule grigie” e l’origine belga). Contro questa ipotesi va comunque lo stupore con cui Dupin si accorge di vedere il corvo di Poe: possibile che una creatura soprannaturale si sbalordisca per così poco? (E’ anche vero che questo elemento a sua volta irrisolto sembra davvero promettere un seguito).

Altro testo presente nella biblioteca è quello di Stanislaus Coppelius, cioè il creatore dell’androide Olympia, vista più volte in SdA e in MM.
Sempre in tema di vampiri, la nave Lucy Westenra prende il nome dell’omonima Lucy del Dracula di Stoker (a cui l’intera vicenda del viaggio dell’orrore della nave si ispira).
Ultimo omaggio a Star Trek: uno degli agenti di Altrove a pagina 84 somiglia in modo inquietante a Patrick Stewart, l’attore-culto che ha dato il volto al capitano Jean-Luc Picard di The Next Generation. Chissà, forse era davvero Picard, che in una avventura per ora inedita ha avuto occasione di viaggiare indietro nel tempo fino a quest’epoca e di mescolarsi con i nativi.

Un altro filone di citazioni è quello “autoreferenziale”.
Nella galleria di ritratti degli antenati degli Usher, tutti dotato nel campo artistico, compaiono Alfredo Castelli e Carlo Recagno.
Sul menù di un ristorante (Chez Funy Little Man, cioè l’Omino Bufo), sono elencate invece le seguenti specialità:
-Mystere Beef
-Aristocrats Soups
Nella stessa vignetta, un’insegna recita “Al Castle”.

Nell’ambito dei telefilm preferiti degli autori, dopo Star Trek è il turno del Doctor Who; ben due incarnazioni del Dottore fanno la loro apparizione nei corridoi di Altrove; uno di essi (quello con la sciarpa) è nientemeno che un androide (e i dialoghi implicano che ce ne siano parecchi in circolazione!).
Anche il robot presente nella stessa vignetta in cui compare l’astronave di Goldrake (Grendizer in originale) dovrebbe provenire dalla serie del Doctor Who.
A proposito di Grendizer: dopo i cameo di Mazinger Z e Great Mazinger, la sua presenza completa la trilogia delle citazioni Nagaiane. Ora vogliamo vedere menzionata anche Cutie Honey. Non dovrebbe essere difficile: è un’androide che resta sempre nuda ed è insediata da nemiche vogliose e ambigue! :D

Concludiamo la carrellata con le citazioni probabilmente inserite da Sergio Giardo: il dottor Walter Bishop del telefilm Fringe; John Locke, Hugo Reyes e il Fumo Nero (!) del telefilm Lost.

Chiudiamo infine la recensione con due enigmi che vi invitiamo ad aiutarci a risolvere, nel caso siano riferimenti a storie che ci sfuggono.
Il primo è il destino degli edificatori di Altrove, che sarebbero tutti scomparsi misteriosamente.
Il secondo è quello dell’Artiglio Che Riporta In Vita, gemello di quello Che Uccide visto in questo albo.


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