lunedì 17 dicembre 2012

[Recensione] Martin Mystère n. 324, “La fine del mondo”,




Martin Mystère n. 324, “La fine del mondo”
 
Dicembre 2012

Storia di Luigi Mignacco
Disegni di Sergio Tuis e Giovanni Romanini

Scheda dell’albo


Come era inevitabile, con l’arrivo della fatidica data della “fine del mondo secondo il calendario dei Maya”, anche Martin Mystère deve occuparsene: l’argomento è sicuramente abbastanza congruente per un fumetto che ha in più occasioni illustrato una “storia segreta” del mondo densa di profezie, catastrofi incombenti, complotti planetari e arazzi di intrighi cosmici in cui forze di segno opposto si scontrano senza sosta.

Ecco quindi spiegato l’albo n. 324 della serie, che riutilizza vari elementi che la narrativa catastrofista di ogni genere ha partorito in questi anni, mescolandoli in modo disomogeneo: se il gruppo di superstiti (ma non troppo) in fuga su un aereo richiama il film 2012, la comunità montana isolata vittima degli esperimenti segreti di una base militare (ma non troppo) è invece presa di peso da The Mist; ancora, l’isolamento di detta comunità, privata della tecnologia più moderna, ricorda serie tv come Jericho o Revolution o Falling Skies. La componente del gruppo di militari che prende il potere e si dimostra inadeguato a gestire la situazione è stata vista in una quantità troppo vasta di situazioni catastrofiche per non essere ormai un archetipo del genere. Lo stesso vale per la classica banda di fuorilegge che affronta la crisi a modo suo, le scene di sciacallaggio, i personaggi psicologicamente fragili che impazziscono e diventano una minaccia, eccetera: tutto l’armamentario dei luoghi comuni del genere è presente, anche quando non è molto funzionale alla trama.
Si cambia genere invece con il finale, dove l’impianto apocalittico si sgonfia bruscamente e clamorosamente, riconducendo l’intera vicenda a un complotto segreto con super-cannone, nello stile dei film di James Bond.
La trama dell’albo è esile e quasi si smarrisce nell’accumulo di situazioni e di conversazioni puramente speculative sulle conseguenze di una crisi mondiale dei sistemi elettronici. Nel finale, dove l’intero impianto delle premesse viene respinto, l’inconsistenza degli scenari ampiamente descritti nelle pagine precedenti diventa palese. La crisi più pesante della sospensione dell’incredulità colpisce quando il grande malvagio di turno si spinge a giustificare il coinvolgimento di personaggi come Martin Mystère e i suoi “colleghi”, definendoli elementi scomodi che sarebbe stato opportuno eliminare visto che c’era l’occasione: riesaminato a mente fredda, il cervellotico complotto per la distruzione della diga e della cittadina, con morte-premio di scienziati scelti a caso e le cui attività non costituiscono la minima minaccia per l'esistenza del suddetto complotto, diventa involontariamente comico. In particolare, risalta lo sforzo (tanto sproporzionato quanto inutile) per far credere a questi poveracci ignari e innocui che una tempesta solare abbia avuto luogo, con tanto di “effetti speciali” applicati a tutti i finestrini dell’aereo. Come ai tempi delle vicende di Jonathan Swift o della Terra Cava, sembra di avere letto una storia di Topolino particolarmente fiacca.
A posteriori, lo sviluppo della sceneggiatura risulta dilettantescamente disomogeneo a causa della premessa elefantiaca, che enfatizza a dismisura dialoghi e situazioni introduttive, per poi contrarsi e condensare in un precipitoso riassunto le più spettacolari sequenze d’azione del finale.

Per usare una definizione tipica del fumetto di Martin Mystère, la storia sembra quasi il compito obbligato di uno studente svogliato, un lavoro su commissione realizzato nel minor tempo possibile: sviluppata secondo le direttive standard della serie, non riserva nessuna sorpresa ed è quindi priva di sense of wonder, nel suo convenzionale fluire stancamente verso una soluzione prevedibile e abbastanza precotta.

Analogamente alla sceneggiatura, anche l’arte riserva poche sorprese: ci sono alcune tavole che Tuis ha avuto il tempo di rifinire completamente a livello di chine, e che risultano particolarmente gradevoli o comunque interessanti (come la splash page col sole che occupa due pagine e sei vignette); per il resto, le sue matite sono state completate (o addirittura corrette) da altre mani, quando non sono del tutto assenti: il risultato è un cozzare di stili particolarmente stridente, soprattutto in certi dettagli come la fisionomia di Diana (che sembra essere il vero mistero della storia: è davvero lei, oppure si tratta di una Skrull geneticamente instabile?). Colpisce in modo particolarmente negativo la frettolosa e graficamente improbabile progettazione del super-cannone: non solo ha un design ottocentesco (per modo di dire), ma è anche un paradosso della fisica, visto che un oggetto così strutturato dovrebbe sbilanciarsi e schiacciare chiunque gli stia davanti in un attimo.

Per pura autoreferenzialità, segnaliamo che nella rubrica della posta Alfredo Castelli parla in tono alquanto lusinghiero del nostro fumetto Get a Life!, prodotto dall’AMys e distribuito gratuitamente online: come spiegato da Castelli, Get a Life ha lo scopo di raccontare le storie “perdute” di Martin Mystère (Il Teschio di Cristallo; il Fantasma del Topkapi), di esplorare le contraddizioni e i nodi insoluti della sua continuità (i coniugi Morgan/Jones; la Terra Cava) e, infine, di reinterpretare le storie più improbabili della serie, applicando quella ironia che è tipica dell’opera di Alfredo Castelli.
A questo proposito, ne approfittiamo per anticipare i temi delle storie future di GaL: la storia mai narrata della Terra Cava, dalla catastrofe che distrusse Atlantide e Mu fino al giorno d’oggi; il primo mystero di Mohenjo Daro; la musica delle Sfere (quelle dell’Almanacco); gli Yeti di Marte e altre forme di vita indigene; l’arcano delle parole crociate; le avventure inedite di Algernon Mabus; i viaggi segreti di Jonathan Swift e la vendetta dei Khryll; le avventure di Travis al teatrino della memoria corta.
E un fulminante ritorno dello Scheletro di Cristallo Acefalo!

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